A partire dall’anno scolastico 2017-2018 l’équipe di Diskolé è impegnata nel progetto sperimentale rivolto ai minori del CPIA e specialmente ai MSNA (Minori Stranieri Non Accompagnati): Il tempo ritrovato – L’inclusione tra Innovazione, Identità meticce e Nuova Cittadinanza al CPIA, che ha contribuito a implementare, in ragione dalla riconosciuta esperienza maturata sul campo, insieme con la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo.
Durante l’anno scolastico 2017/2018 i minori iscritti al CPIA 1 di Torino, presso la sola sede di via Domodossola 54, erano 98, di cui la metà MSNA accolti presso le comunità preposta all’accoglienza dei minori nella Circoscrizione 3. Dal 2016 ad oggi, infatti, il numero di MSNA ospitati sul territorio cittadino – proveniente in gran parte da Egitto, Eritrea, Gambia e Nigeria – è più che raddoppiato, sino alle 260 unità del 2017. Tanto per i MSNA – che ormai rappresentano il 70% degli iscritti – quanto per i Minori stranieri accompagnati e gli italiani – che sono il prodotto dei ricongiungimenti familiari e del fallimento formativo – un’ efficace inclusione scolastica costituisce la base dell’inclusione sociale, dal momento che la scuola costituisce il primo laboratorio per la genesi di nuove forme di cittadinanza, laddove l’attributo nuove guarda ineludibilmente ad un orizzonte extra-nazionale, europeo, segnato da una intensa mobilità internazionale, delle persone, dei beni, dei servizi e delle informazioni.
I radicali mutamenti del nostro modo di vivere e comunicare, l’avvento di connessioni e reti globali, stimolano la riflessione sulla trasformazione delle modalità di apprendimento e dello spazio/tempo scolastico in chiave multiculturale. Secondo la teoria delle Multiliteracies viviamo infatti, e i nostri minori vi sono ancor più immersi sin dalla nascita, in contesti multimediali – nei quali si intrecciano molteplici linguaggi di comunicazione, come ben si evince dal panorama dei consumi dei ragazzi e delle tecnologie a disposizione- e multiculturali , all’incrocio/incontro di culture e diversità linguistiche. Il significato stesso e la sua rappresentazione, perfino le relazioni affettive e il senso emotivo delle nostre esperienze, sono la risultante di un processo multimodale che coinvolge diversi aspetti: linguistico, visuale, acustico, spaziale, gestuale e tattile.
Questa combinazione ormai inestricabile di elementi analogici e digitali, deve orientare l’educazione e la didattica verso lo sviluppo di percorsi efficacemente inclusivi. Nell’epoca delle connessioni globali e della rivoluzione digitale, la cornice comunicativa non è mai univoca né mai definita aprioristicamente, e necessita della capacità di negoziazione di tutti i significati che vengono da canali ed ambiti diversi, indicando all’educazione un compito nuovo: creare condizioni per sperimentare ed incontrarsi, dando spazio a tutti i linguaggi di cui siamo portatori, poiché il concetto di literacy non è concepibile come insieme neutro di abilità da acquisire.
Questo approccio implica l’esigenza di costruire un’équipe multiprofessionale come supporto all’interdisciplinarità: un educatore con competenze digitali e multimediali specifiche, un educatore con competenze teatrali/espressive specializzate, un’educatrice esperta nelle arti figurative/plastiche, oltre all’educatrice che coordina le attività dell’équipe e che affianca le diverse figure. Il carattere multiprofessionale dell’équipe educativa si offre come strumento che sostenga una didattica interdisciplinare pienamente compiuta. Il progetto “Inclusione Minori” intende l’interdisciplinarietà come metodo originario che orienti le scelte dei singoli moduli laboratoriali; in tal senso la costituzione di un’équipe che padroneggi un ampio spettro di competenze, soddisfa appieno i requisiti della multiliteracy.
Il nostro progetto individua nella Scuola un laboratorio di competenze ha una scansione mensile o bimestrale a seconda delle specificità attraverso l’implementazione di UDA (Unità Didattiche di Apprendimento) e si declina in una programmazione modulare e tematica. La modularità consente di offrire ai ragazzi e alle ragazze, nel corso dell’anno, un ampio e variegato ventaglio tematico, strumentale e culturale accomunato da aspetti metodologici e strutturali. Caratterizzano ogni modulo la durata, mensile o bimestrale, l’orientamento interdisciplinare, il carattere concreto e laboratoriale delle UDA, l’integrazione costante di ambienti diversi – per l’apprendimento all’interno e all’esterno della scuola – e il costante feedback degli alunni .
In questo modo diviene poi possibile programmare azioni legate alla dimensione spazio-temporale di una Scuola Aperta nei termini di un’offerta formativa ed educativa che si prolunga, con continuità, oltre il tempo curricolare e si estende agli spazi extrascolastici, in due tipologie di attività: laboratori strutturati e attività aggregative, ricreative e di scoperta del territorio.
La nostra équipe crede nel valore di una Scuola Aperta come fondamento della Comunità Educante: un’esperienza durevole e concreta di sussidiarietà e alleanza con il territorio. Il nostro progetto tende a valorizzare la Scuola, nella sua dimensione simbolica, come il punto di riferimento valoriale, la casa di tutti e di ciascuno, vera e propria bussola capace di orientare i ragazzi nel loro percorso di crescita. A tal proposito l’équipe svolge una costante un attività di orientamento alla scelta dei percorsi pre-professionalizzanti, professionalizzanti e di istruzione del 2°ciclo per gli allievi/e inseriti/e nel percorso Inclusione Minori.
Il progetto offre a studenti e studentesse maggiori opportunità educative sia nella dimensione quantitativa (con un monte ore complessivamente raddoppiato rispetto all’offerta-base del CPIA, originariamente intesa per lavoratori adulti) sia nella dimensione qualitativa: attività non frontali, cooperative, concrete e laboratoriali con il supporto delle nuove tecnologie digitali.
Un tempo ricco, perciò, in durata ed in qualità, che rimette al centro la scuola come fondamentale infrastruttura sociale, nelle vite di minori che hanno conosciuto esperienze scolastiche molto discontinue e spesso traumatizzanti, con incidenze tanto sul rapporto sviluppato con l’istituzione scolastica, quanto sulle aspettative derivate. Il progetto ha dunque come scopo primario la trasformazione del rapporto minori/scuola inteso in senso biunivoco.
I minori possono finalmente vivere la scuola come punto di riferimento educativo e formativo, spazio/tempo accogliente e flessibile, luogo di esperienze significative, di dialogo e di confronto, apprendendo nel contempo quelle competenze di cittadinanza che sono essenziali per il loro percorso di crescita.
Assumendo per compito – nell’evoluzione dalle 150 ore, passando per i CTP, sino ai CPIA – una flessibilità di tempi e spazi essenziale per la sua tradizionale utenza, la scuola può invece sperimentare nuove forme di accoglienza nei confronti di una crescente utenza minorile, per la quale è fondamentale ritrovare il tempo perduto sia nel passato – le occasioni formative “fallite” o mancate – sia nel presente, ottenendo un tempo scuola che si avvicini a quello previsto negli istituti secondari di primo grado, per poter realizzare pienamente il diritto all’istruzione di cui ogni minore è portatore.